14 luglio 2008 : Marco Travaglio su beppegrillo.it

Buongiorno a tutti. Questa è stata un’altra grande settimana per l’informazione italiana. Sono riusciti a raccontare che in Piazza Navona c’era poca gente, mentre Piazza Navona era piena l’8 luglio. Sono riusciti a raccontare che in Piazza Navona si è fatto un grosso favore a Berlusconi, poi Berlusconi ha smentito chiamando spazzatura chi ha manifestato contro di lui. Sono riusciti a raccontare che in Piazza Navona si è insultato e vilipeso il Capo dello Stato, il capo di uno Stato straniero cioè Papa Ratzinger, il povero Veltroni. Invece ci si è dimenticati di parlare dell’argomento che aveva dato il via alla manifestazione cioè le leggi canaglia e, in realtà come tutti sanno, si è parlato quasi esclusivamente di Berlusconi, del Caimano e delle sue leggi canaglia e se si è parlato di altri è perchè gli altri sono i suoi volontari o involontari alleati e aiutano meglio a spiegare la sua resistibile terza ascesa o meglio seconda resurrezione. Ci hanno raccontato che la gente scappava spaventata da Piazza Navona invece non se n’è andato nessuno. Che la gente non applaudiva, mentre in realtà applaudiva entusiasta. E alla fine ci hanno raccontato che per il cittadino italiano le priorità non sono queste, il cittadino italiano se ne infischia della giustizia, della legalità, della legge uguale per tutti. E’ indifferente al lodo Alfano sull’immunità delle quattro cariche dello Stato o meglio a seguire Berlusconi, che definisce le manifestazioni “spazzatura”, le alte discariche dello Stato. Poi, per fortuna, è uscito, molto nascosto sul Corriere della Sera, con un titoletto piccolo, un sondaggio di Renato Mannheimer che dimostra quanto segue: gli italiani, per il 29.4%, hanno condiviso la manifestazione. Badate che gli italiani rispondevano non su quello che è effettivamente accaduto perchè i telegiornali e i giornali non hanno raccontato quello che è effettivamente accaduto ma quello che volevano far credere che fosse accaduto. Bene, anche su quell’immagine completamente distorta di un’orgia di insulti, di attacchi, di violenze, di oltraggi alla democrazia e alle istituzioni, un terzo degli italiani si è detto favorevole. La cosa più stupefacente è che di questo terzo degli italiani che erano favorevoli alla manifestazione così com’è stata presentata ci sono un elettore del Partito Democratico su due – il 48% – e solo un terzo degli elettori del Partito Democratico ha seguito Veltroni nella sua dissociazione totale – tra l’altro non si capisce bene da cosa si dissocia perchè non si è mai associato, questi qua che prendono le distanze senza mai essere stati vicini fanno abbastanza ridere. Ma addirittura che quella piazza, quella manifestazione contro le leggi canaglia, contro l’immunità per le alte cariche, contro la legge bavaglio sulle intercettazioni e la libertà di stampa, contro il blocca processi, è piaciuta al 22% degli elettori leghisti – un elettore leghista su cinque – ed è piaciuta al 12% degli elettori del Popolo delle Libertà, cioè del partito di Berlusconi e di Fini. La piazza, a differenza dei leader del centrosinistra, è riuscita a parlare a una parte importante e a convincere una parte importante degli elettori del centrodestra. Questa è la realtà rispetto alle fantasie, agli incantesimi messi in moto dal sistema mediatico alla greppia dei partiti. Abbiamo, per fortuna, affermato che in questa democrazia malfamata, sempre più menomata, c’è qualcuno che vuole ancora esercitare fino in fondo non il suo diritto all’insulto – perchè nessun insulto è stato lanciato – ma il suo diritto alla critica anche forte come avviene nelle democrazie: più alta è la poltrona dove il politico si siede, più ampio è il diritto-dovere di critica che hanno i cittadini, gli intellettuali, gli scrittori, i comici, i falegnami, i salumieri o chiunque voglia esercitarlo. La libertà di parola non è stata conquistata al prezzo del sangue per applaudire il potere, perchè quel tipo di libertà di parola c’è anche nelle tirannidi. La libertà di parola è stata conquistata al prezzo del sangue per poter criticare il potere e la satira, con il suo linguaggio, può fare molto di più rispetto alla critica – magari spesso paludata – dei professori, degli intellettuali e dei giornalisti. La satira si è sempre potuta permettere ciò che gli altri non si potevano permettere, proprio perchè la satira è la satira. Come dice Daniele Luttazzi, la satira fa esattamente quel cazzo che le pare, l’unico limite è il codice penale. Insomma, abbiamo affermato il diritto di critica e lo abbiamo esercitato fino in fondo. E’ il contrario del diritto all’applauso ed è la ragione per cui le democrazie si distinguono dalle dittature, dove è possibile parlare per applaudire il potere ma non per criticarlo. Nelle democrazie si possono fare entrambe le cose senza, in teoria, subire conseguenze. Che cosa è accaduto? Questo sondaggio non ha suscitato nessun dibattito, è stato immediatamente accantonato perchè gli elettori, quando si dimostrano maturi, debbono essere criminalizzati, occultati, bisogna fare in modo che la gente non sappia di essere un popolo matura, quando si comporta in maniera matura. Quindi quando arrivano buone notizie dai sondaggi, per i cittadini, vengono nascoste. La teoria è sempre la stessa: i partiti hanno sempre ragione, la gente se segue i partiti bene se no ha torto, non capisce, va educata. Va educata al culto dell’impunità, della legge diseguale per tutti, delle violazioni della Costituzione. Va abituata, poco alla volta. Va tenuta in uno stato di torpore per evitare che si svegli, che capisca, che reagisca e anche che si incazzi visto quello che sta succedendo. Da questo punto di vista è spettacolare quello che accade a meno di una settimana dalla manifestazione, cioè che i partiti sono tornati a fare esattamente quello che facevano due-tre anni fa prima dell’uscita del libro “La Casta”, prima del V-Day, prima di tutta la polemica salita dal basso nei confronti di una classe dirigente ormai chiusa, autoreferenziale, che parla soltanto a se stessa e di se stessa…

Ne è dimostrazione questo spettacolare convegno indetto da Massimo D’Alema, questo Andreotti perdente, che ritorna continuamente, ciclicamente dalle sue ceneri ma non riesce mai a vincere un’elezione a differenza di Andreotti che, se non altro, le elezioni le sapeva vincere. Questo è un Andreotti, perchè è eterno, ma è un perdente perchè non ha mai vinto niente. Ora ha lanciato un’idea davvero da leccarsi le dita: partire con un bel dibattito sulla riforma elettorale alla tedesca! Un tema appassionante: chiunque frequenti bar, cinema, metropolitane, autobus sente un chiacchiericcio, la gente non parla d’altro! “A quando un sistema tedesco? Evvai, finalmente! Torna D’Alema e ci darà il sistema tedesco!” E tutti a parlare del sistema tedesco come se fosse il problema numero uno del Paese. Perchè? Perchè costoro ritengono che, dato il salvacondotto a Berlusconi con il lodo incostituzionale Alfano, lodo che ancora prima di essere firmato già ci hanno fatto sapere dal Quirinale che verrà firmato, anche se tutti scrivono e sanno che è incostituzionale, adesso la Casta si può rimettere comoda. Perchè? Per il passo successivo. Ne parlano già i giornali, c’è un altro genio del centrosinistra, tale Mantini… bisogna dare l’immunità anche agli altri. Perchè soltanto a Berlusconi e agli altri no? Tra l’altro oggi hanno arrestato Del Turco con mezza giunta della regione abruzzese. Anche questo è ciclico: già nel ’93 fu arrestata in blocco e l’andarono a prendere con l’accalappiacani, li portarono tutti in galera per abuso d’ufficio e infatti si dovette depenalizzare l’abuso d’ufficio per tirarli fuori dal processo. Purtroppo uno restò dentro lo stesso. Era il presidente Salini, aveva anche una condanna per falso, non solo per abuso, e dato che con la condanna non poteva più fare il presidente della regione, nemmeno il consigliere regionale ma neanche il sindaco del suo paese, il presidente della sua provincia, nemmeno il consigliere circoscrizionale, si decise di promuoverlo in Parlamento. Voi sapete che con una bella condanna non si può più entrare negli enti locali ma nel Parlamento nazionale si. Quindi tornò trionfalmente in Parlamento da pregiudicato, perchè non gli era mai capitato da incensurato. Ce lo portò Forza Italia, poi Mastella lo vide e, invidioso – voi sapete che Mastella quando vede un pregiudicato in un altro partito gli viene subito voglia di abbracciarlo e di portarlo da se – riuscì a convincerlo e a portarlo nell’Udeur. Adesso hanno arrestato Del Turco, degno successore di questo Salini. Non sappiamo ovviamente come andrà il processo, si parla addirittura di una tangente di 6 milioni di euro – cosa volete che sia? Sarebbe il caso di bruciare le tappe. Tanto lo sappiamo che se dovessero, sventuratamente, condannarlo o dichiararlo colpevole ma salvo per prescrizione come spesso è accaduto – Andreotti, Berlusconi, D’Alema stesso sono tutti prescritti eccellenti – poi lo porterebbero in Parlamento per premiarlo. Allora, io direi: è inutile fare il processo. Invece di processarlo, rinviarlo a giudizio, fare le indagini, fare le udienze che costano un sacco di soldi, facciamo così: dichiariamolo immediatamente parlamentare di diritto. Evitiamo questa lunga fase di perdita di tempo che è il processo: quando uno viene arrestato per tangenti va di diritto al Parlamento nazionale. Potrebbe essere una riforma che snellisce le procedure giudiziarie, libera i magistrati da questi processi inutili che vengono fatti ai pubblici amministratori e ai politici, tanto lo sappiamo che se lo condannano lo promuovono al Parlamento. E’ inutile aspettare: promuoviamolo subito! Diamolo già per condannato e promuoviamolo subito, visto che la sanzione accessoria in caso di condanna per tangenti di solito è un seggio sicuro alla Camera o al Senato. L’alternativa, naturalmente, è il ritorno all’immunità parlamentare come ai bei tempi di Tangentopoli, quando i parlamentari se ne stavano trincerati nel loro castello, alzavano tutti i ponti levatoi onde evitare che potessero entrare Carabinieri, Polizia o Guardia di Finanza: non sia mai che le forze dell’ordine o il magistrato violino il sacro suolo del Parlamento e quindi gettavano olio bollente sotto forma di dinieghi dell’autorizzazione a procedere ai magistrati che volevano perseguire i parlamentari per reati comuni. Questo sarebbe il replay di una scena già vista e già se ne sta parlando. A questo punto io dico: ma perchè limitare l’immunità parlamentare soltanto a mille uomini politici, quelli che hanno avuto la fortuna di autonominarsi nell’ultima legislatura? Perchè tener fuori, ad esempio, i presidenti delle regioni? Abbiamo Del Turco in carcere, Cuffaro che, poveretto, è dovuto scappare quando è stato condannato per favoreggiamento di alcuni mafiosi e quindi ha trovato rifugio al Senato, abbiamo Bassolino che è stato rinviato a giudizio per lo scandalo della monnezza, abbiamo un altro ex presidente di regione, Fitto, che poco prima che chiedessero il suo arresto ha trovato scampo alla Camera e adesso è anche ministro – perchè non ci facciamo mancare nulla -, abbiamo il presidente della Regione Lombardia Formigoni ancora imputato – hanno proprio chiesto la sua condanna pochi giorni fa per lo scandalo della fondazione Bussolera Branca. Altri magari ne verranno, non poniamo limiti alla Provvidenza: abbiamo indagato anche il Presidente della Regione Basilicata nelle indagini di De Magistris, abbiamo una Regione come la Calabria che ha 33 consiglieri su 50 sotto inchiesta, sotto processo o già condannati – sono il 66% – compreso il Presidente Loiero, anche lui pluriindagato. Allora facciamo così: facciamo un’immunità parlamentare extra-large che abbracci anche tutti gli amministratori locali. Si potrebbe arrivare addirittura al numero di 400.000: voi sapete che, secondo il libro “La Casta”, coloro che vivono di politica in Italia fra incarichi elettivi, incarichi di giunta e consulenze, sono 400.000 le persone che vivono a spese nostre di politica. Potremmo stabilire che queste 400.000 persone possono fare o aver fatto tutto quello che vogliono ma il patentino di politici gli regala l’immunità, così almeno non si parlerà più di privilegi per quelle quattro alte cariche, tre delle quali tra l’altro ancora non hanno processi e quindi non si è capito per quale motivo vengano immunizzate. Così facendo, si farebbe qualcosa di un po’ più equo perchè effettivamente è un po’ poco ripristinare l’immunità soltanto per mille parlamentari lasciando tutti gli altri alla mercè dei magistrati. In fondo, come il Cavaliere ha bisogno di serenità, di tranquillità e anche di tempo per potersi fare i cazzi suoi senza che i magistrati lo disturbino con dei processi, è giusto che anche un sindaco, un presidente di circoscrizione, un consigliere provinciale abbiano la giusta serenità e il giusto tempo per farsi a loro volta i cazzi propri derubandoci. Rendiamoli immuni tutti, creiamo una categoria di immunodeficienti acquisiti o immunodelinquenti acquisti. Come diceva il grande Claudio Rinaldi su L’Espresso, l’autorizzazione a procedere, in Italia, diventa immediatamente autorizzazione a delinquere. Sappiamolo, che se vogliamo delinquere tranquillamente dobbiamo almeno arraffare un posticino in un consiglio comunale, altrimenti pazienza: ci rassegniamo a fare il ruolo dei derubati, che tra l’altro è il ruolo che esercita ciascuno di noi da decine e decine di anni a seconda della nostra data di nascita. Ecco, l’importante è sapere – e lo stanno già facendo – che quando ci verranno a raccontare di una volta, ai tempi belli, quando la Costituzione veniva rispettata c’era l’immunità parlamentare che metteva al riparo i parlamentari dalle indagini, mentono. Nel senso che l’immunità parlamentare come la raccontano loro non è mai esistita. L’immunità parlamentare intesa come scudo spaziale che protegge il parlamentare dalle indagini non è mai esistita nel Parlamento italiano. Esisteva un’altra cosa, molto diversa, molto più limitata che era l’autorizzazione a procedere. Cosa vuol dire? Che un magistrato, prima di poter indagare su un politico doveva chiedere al Parlamento se avesse nulla in contrario. Il Parlamento non poteva bloccare l’indagine: aveva il dovere di concedere l’autorizzazione a procedere, salvo un caso eccezionale, cioè che ci fossero le prove che quell’indagine a un parlamentare aveva finalità politiche. Cioè, non c’erano elementi di accusa – non avevano trovato soldi, non avevano trovato prove, non avevano testimoni, non avevano collaboratori, non avevano chiamate in correità – ma avevano semplicemente un teorema che faceva pensare a una persecuzione. Cioè non c’erano i soldi a Mills, non c’era la lettera di Mills che dice “Mr. B. mi ha dato i soldi“, non c’erano le telefonate di Berlusconi a Saccà che mercanteggia ragazze in cambio di soldi o di senatori che fanno il ribaltone, non c’erano telefonate di politici che scalavano banche. Ecco, non c’era niente se non, appunto, un’invenzione di un magistrato probabilmente politicizzato che voleva colpire questo parlamentare per finalità politiche. Su chi era ritagliata questa norma? Era ritagliata su eventuali esponenti dell’opposizione che, magari, avessero fatto qualche gesto un po’ estremo: una denuncia pubblica un po’ esagerata, un blocco stradale, un’occupazione delle terre, un picchettaggio, uno sciopero, una manifestazione in ferrovia per bloccare i treni a fini dimostrativi, un’obiezione di coscienza in piazza come quelle di Pannella che distribuiva gli spinelli contro il proibizionismo. Cose di questo genere: indagini su reati politici magari fatti da magistrati che, si temeva nel ’46-’48 da parte dei Padri Costituenti, fossero talmente omologati, asserviti alla cultura, al ceto sociale del potere, del governo da poter fare un servizio al governo per liberarlo da qualche oppositore scomodo. Questa era la “ratio” di questa norma. Tant’è che finchè il Parlamento è stata una cosa seria questa norma è stata usata con estrema prudenza. Poi si cominciò a svaccare: negli anni Settanta e Ottanta, quando partirono seriamente le indagini sulla corruzione, sui rapporti mafia-politica, quell’autorizzazione a procedere cominciò a essere negata noi in quei casi eccezionale, quando la Costituzione prevedeva che potesse essere negata, ma quasi automaticamente, quasi sempre per coprire indagini che di persecutorio e politico non avevano niente ma in compenso avevano i soldi, i rapporti con la mafia, tutte le accuse, tutte le prove e i riscontri. Si diceva che c’era comunque un fumus persecutionis e si negava l’autorizzazione a procedere. Lo scandalo era tale che la gente non ne poteva più, tant’è che nel ’92 questi signori erano asserragliati nel Palazzo non solo per proteggersi dai giudici ma anche per proteggersi dai loro stessi elettori che, avendo scoperto come usavano il potere, volevano fargli la pelle. Qualcuno ricorderà degli episodi molto spiacevoli come lanci di monetine, politici inseguiti per le strade al grido di “ladro! ladro!”. Fu l’ultimo momento felice di una democrazia dove i cittadini ancora avevano a cuore le sorti del proprio futuro e andavano a dire quello che pensavano direttamente ai loro rappresentanti. A quel punto, nel tentativo di recuperare un minimo di credibilità, il Parlamento si spogliò di quell’istituto che era diventato abusivo. Un po’ come adesso che votano per il loro vicino – fanno i pianisti – e fanno una legge per impedirsi di votare per il loro vicino. Si rendevano conto che la tentazione era troppo forte: o facevano una legge per tagliarsi le mani oppure quelle mani avrebbero continuato ad usarle per rendersi immuni. Quindi, con legge Costituzionale, fu abrogata l’autorizzazione a procedere per le indagini. Rimase, naturalmente, per l’arresto – non si può arrestare nessun parlamentare senza il consenso del Parlamento -: il Parlamento non da mai il consenso. Proprio l’altro giorno il Parlamento ha negato l’autorizzazione all’arresto per il senatore del Popolo delle Libertà Nicola De Girolamo, eletto nella circoscrizione Europa candidandosi all’estero e dichiarando di essere residente in Belgio, mentre non era per niente vero. Cioè, si è travestito da straniero mentre risiedeva assolutamente non in Belgio. Stiamo parlando di una truffa agli elettori, se fosse dimostrata, ma essendo lui stato eletto non può essere arrestato. Quindi, per l’arresto la negano sempre perchè ci vuole ancora l’autorizzazione a procedere. Per le intercettazioni la negano sempre perchè ci vuole ancora. D’altra parte, a nessun magistrato verrebbe in mente di avvertire un parlamentare dicendo “guarda, ti stiamo per intercettare, tant’è che chiediamo a te e ai tuoi amici o compari il permesso di intercettarti”. O si fa a sorpresa o non si fa. Idem per quanto riguarda le perquisizioni. Rimase, quindi, l’autorizzazione salvo che per fare le indagini. Poi rimase un ambito di insindacabilità quando parli nell’ambito delle tue funzioni o quando voti nell’esercizio delle tue funzioni. Non ti posso processare perchè hai votato in un modo anzichè in un altro, in Parlamento, e non ti posso processare nemmeno quando hai parlato da parlamentare, facendo una denuncia, un esposto, un’interrogazione parlamentare. Anche di questo si è stra-abusato facendo rientrare nelle esternazione nell’esercizio delle funzioni tutta una serie di insulti – pensate a Sgarbi mentre insulta mezzo mondo: finchè era parlamentare si piccava di essere immune dalle conseguenze degli insulti. Lui insulta un cittadino e quello non può avere giustizia. Il cittadino critica lui e lui lo querela, perchè “io so’ io e voi non siete un cazzo“, come diceva giustamente il Marchese del Grillo citando Gioacchino Belli. Ecco, questa immunità c’è in quasi tutti i Paesi solo che per le parole dette e per i voti espressi, mentre l’immunità che vogliono ripristinare è pessima, nel senso che mette al riparo, preventivamente, il parlamentare da indagini che possono riguardare reati comuni, reati legati alla funzione, reati commessi durante l’esercizio del mandato parlamentare ma anche prima. E’ quindi l’autorizzazione a delinquere, l’incentivo a delinquere e poi a buttarsi in Parlamento. Oppure, l’incentivo a quelli che già stanno in Parlamento a delinquere impunemente perchè tanto poi si nega l’autorizzazione a procedere. Il fatto che la vogliano ripristinare e che abbiano dichiarato di volerla ripristinare perchè così non sarebbe nemmeno necessario il lodo Alfano, in quanto Berlusconi verrebbe coperto dall’immunità anche retroattivamente per i processi già cominciati prima – che si bloccherebbero insieme a quelli di Dell’Utri, di Cuffaro, di tutti gli esponenti di centrodestra e centrosinistra che abbiamo raccontato nel libro “Se li conosci li eviti” – vuol dire che non vogliono ripristinare quello che i Padri Costituenti avevano istituito, cioè quella possibilità eccezionale di bloccare le indagini persecutorie per fini politici. Vogliono ripristinarne la versione che loro avevano trasformato in un abuso, quella che automaticamente bloccava i processi. Perchè evidente che mai, nemmeno col vecchio articolo 68 della Costituzione abolito nel ’93, si sarebbe potuto pensare di bloccare il processo Mills o il processo Saccà. Per quale motivo? Perchè il processo Saccà è pieno di prove e le hanno fornite proprio Berlusconi e Saccà con le loro telefonate, non c’è ombra di politica in tutto quello perchè sono loro che parlano! Dove sta il fumus persecutionis? Sono loro che si sono incastrati da soli con le loro parole. Allo stesso modo mai il processo Mills potrebbe essere bloccato in base all’articolo 68 reintegrato com’era prima del ’93 perchè nel processo Mills c’è la confessione di Mills al suo commercialista nella quale dice appunto “Mr. B. mi ha fatto avere 600.000$ in cambio della mia testimonianza falsa o reticente”. Quella che loro vogliono ripristinare non è la norma dei nostri Padri Costituenti, che oggi non ha più nessun senso perchè per fortuna non abbiamo più una magistratura asservita al governo che potrebbe colpire uomini dell’opposizione, ma abbiamo l’esatto contrario. Un governo che vorrebbe bloccare le indagini della magistratura contro membri del governo, non contro membri dell’opposizione. Una magistratura accusata di essere troppo indipendente dal governo e dalle maggioranze del momento. Prepariamoci, naturalmente, perchè io credo che ci proveranno e probabilmente ci riusciranno: c’è un ampio consenso trasversale, credo che finora soltanto Di Pietro abbia detto che dell’immunità non se ne parla neanche mentre nel centrosinistra ci sono vaste aree di permeabilità a questo richiamo della foresta. Tutti immuni e non se ne parla più. Tant’è che il PD vuole allearsi con l’UDC che viene sempre presentato come il partito dell’avvenente Casini e ci si dimentica che l’UDC non esisterebbe se non avesse Cuffaro e i suoi amici degli amici in Sicilia e se non ci fosse quell’altra praeclara figura di moralità pubblica che è Lorenzo Cesa, leader dell’UDC molto attivo – come voi sapete – anche in Calabria, vedi indagini di De Magistris che adesso stanno smontando i suoi cosiddetti colleghi. Quindi, parlano di legge elettorale tedesca, parlano di dialogo con l’UDC, preparano un’immunità urbi et orbi, plenaria in secula seculorum. Come se il libro “La Casta” non fosse uscito, come se i V-Day non ci fossero mai stati per la classe politica. Per fortuna, come abbiamo detto, per i cittadini “La Casta” è un libro importante, il V-Day è una cosa importante, manifestazioni come quelle di Piazza Navona sono applaudite da un terzo degli italiani, dalla metà degli elettori del PD e addirittura da un quinto degli elettori della Lega e da un decimo di quelli del centrodestra. Insomma, gli elettori sono qualche chilometro più avanti della nostra classe dirigente, basta semplicemente non farli sentire soli e non farli sentire stupidi. Fargli capire che pensare così e sentire così è cosa buona e non cosa di cui vergognarsi. Come al solito, passate parola e prepariamoci a un autunno di referendum. Grazie.

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