La mia esperienza lavorativa (2)

Quel fine settimana a casa confesso di non essere riuscito per niente a riposare, ero indeciso se la settimana dopo tornare a Modena oppure no, poi mi arriva una telefonata da un amico che era salito anche Lui con noi a fare il colloquio a Modena, ma che per svariati motivi era stato mandato a lavorare in una società di Parma.

Ciro mi chiama e mi dice che anche Lui è a Modena e che ha trovato un alberghetto un pochino fuori mano (bisognava prendere 2 autobus per arrivare al lavoro) ma che per 30.000 a notte (senza prima colazione) si poteva avere la camera con il bagno in comune.

E così per circa un mesetto con Ciro siamo stati in questo albergo, nulla di straordinario, una camera infima senza nemmeno il televisore che era in una sala comune e che veniva spento puntualmente alle 23.00 senza curarsi del fatto che stavi guardando la fine del film “Apollo 13” con Tom Hanks.

Il lavoro presso la Banca procedeva bene, la mia voglia di imparare sopperiva al fatto di non aver lavorato con il Cobolo Cics Db2 e soprattutto di non aver mai lavorato in ambiente Mainframe, ricordo ancora con un sorriso la prima volta che volevo confermare una riga di comando in MVS cliccando il tasto INVIO, quando tutti sanno che per confermare bisogna cliccare il tasto CTRL.

Un altro problema però si aggiungeva a quelli delle mie carenze informatiche, ovvero per scrivere i programmi Cobol si utilizzava un prodotto che in un certo senso doveva aiutare il programmatore (il prodotto è il TELON) ma nel mio caso dove non sapevo nulla di nulla di quello che stavo facendo era un altro colpo alle mie certezze e aggiungeva più dubbi al fatto di restare o meno a lavorare a Modena.

Non ho avuto molto supporto dai miei colleghi conterranei, tra consulenti la gelosia è tanta, uno di loro è ancora lì al lavoro, di strada ne ha fatta sulle spalle di tutti noi, ma lui è stato bravo e quindi se lo hanno tenuto vuol dire che il suo lavoro lo sa fare, ma nei rapporti interpersonali c’è qualcosa da rivedere.

Per risparmiare soldi a pranzo non andavo a mangiare al ristorante, ma prendevo una piadina dal distributore automatico e me la riscaldavo nel forno a microonde, la sera invece con Ciro facevamo un pochino di spesuccia, ma sempre a pane e companatico si andava a finire e non ricordo di aver mangiato un piatto caldo in quel mese passato in albergo.

Intanto Ciro, che era sicuro del fatto che la sua commessa sarebbe durata ancora per molto era in moto per cercare un appartamento ammobiliato a Modena, in modo da poter insieme andarci ad abitare, dividere le spese e così la sera poter mangiare finalmente un piatto caldo una volta arrivati a casa.

Così affittammo casa al centro di Modena, a Via Gallucci, una specie di monolocale in un attico senza luce, ammobiliato, al modico prezzo di 1.150.000 al mese, comprese le spese condominiali (terzo piano e meno male che c’era l’ascensore), trovammo subito un terzo compagno di avventura Salvatore detto Sasà che era stato mandato da Napoli a lavorare nella stessa società dove era Ciro.

Le cose in casa con Ciro e Sasà andavano bene, mangiavamo quasi sempre insieme anche se avevamo gusti alimentari un tantino differenti, ma alla fine riuscivamo sempre a trovare un punto di incontro, purtroppo le cose non andavano bene sul posto di lavoro.

Non so nemmeno io da dove cominciare, ma vediamo di andare per punti.

I consulenti erano tutti “confinati” in una stanzetta con i computer ed i telefoni, molto spesso notavo durante la nostra assenza per il pranzo (qualche volta andavo a leggere i giornali al bar di fronte) un viavai di gente che usciva dalla nostra stanza e che non aveva nessun motivo per entrare. Alla fine abbiamo scoperto, quando ci hanno bloccato i telefoni per le chiamate esterne a cosa era riferito quel viavai, in pratica i dipendenti per non fare telefonate sui cellulari dal loro telefono utilizzavano i nostri telefoni, a nulla sono valse le nostre rimostranze anzi ci siamo beccati anche del “bugiardo” e del “Napoletano” perchè volevamo scaricare le nostre colpe sugli altri.

Non eravamo molto amati in quell’ambiente di lavoro, una volta abbiamo dimenticato una finestra aperta la sera quando siamo usciti, la mattina dopo abbiamo trovato un biglietto che io conservo ancora custodito gelosamente, scritto da un dirigente con su scritto “LE FINESTRE VANNO CHIUSE!!!!!!!”, è vero che abbiamo sbagliato a lasciarla aperta, però ci sono modi e modi per dire le cose e secondo me quello era il modo più errato perchè ha confermato la tesi che queste persone quando noi eravamo via venivano a controllare se avevamo lasciato tutto in ordine per poter trovare il pelo nell’uovo.

All’inizio del 1999 dopo una estenuante trattativa riesco ad avere un aumento di tariffa, ormai tra le spese di viaggio, di alloggio e di vitto non ci rientravo quasi più nelle spese, senza tenere conto delle tasse, del commercialista e di tutte le spese accessorie.

Le persone più infami sono i Meridionali che una volta trasferiti al Nord si integrano anche troppo rinnegando le proprie origini, la propria terra e assumendo tutti i difetti comportamentali della gente del luogo dove si abita o si lavora. Nel maggio del 1999 ero in procinto di acquistare la mia prima macchina nuova (una Mazda Demio) e mio Padre mi chiama una mattina e mi dice di chiamare in concessionaria perchè ci sono dei problemi nelle pratiche di finanziamento. Bene, devo telefonare, ma il telefono è bloccato e a quei tempi non avevo un cellulare a disposizione ed allora chiedo ad un altro consulente di origine Tarantina che però viveva a Bologna e che lavorava in una stanza al piano di sotto se potevo fare una telefonata dal suo telefono esponendogli tutto il problema (il suo telefono anche se consulente non era stato bloccato).

Apriti Cielo!! Come se gli avessi chiesto la moglie in prestito per una notte di fuoco!!! Me ne ha dette di tutti i colori mettendo di mezzo anche le mie origini e mi sono sentito molto ma molto umiliato quel giorno, onestamente volevo mettergli le mani addosso anche perchè tutta la “sparata” è avvenuta a voce altra per farsi sentire anche dagli altri, ma il mio sangue freddo ha evitato il tutto. Onestamente non so adesso questa persona che fine abbia fatto, non mi risulta che lavori ancora lì, e la cosa nemmeno mi interessa più tanto.

Era il Maggio del 1999 e noi Napoletani in quell’ambiente di lavoro non eravamo tanto apprezzati, tanto è vero che mi viene comunicato che la mia commessa di lavoro sarebbe scaduta alla fine di Novembre senza darmi una ragione plausibile (ma in questi casi non ti daranno mai una ragione, la mia società di Napoli mi ha scaricato, mentre quella di Modena non sono quasi mai riuscita a contattarla per avere nuove opporunità.

Una cosa però mi ha dato tanto da pensare, il fatto che siano stati mandati via tutti i consulenti Napoletani e da notizie che ho avuto in seguito ci hanno sostituito con consulenti “indigeni”

In quel momento mi sono sentito solo, avevo appena acquistao una macchina nuova ed avevo di fronte a me 4 anni di bollettini da pagare, avevo una moglie da mantenere, insomma una marea di pensieri.

Però avevo una certezza, una cosa che i miei genitori mi hanno insegnato, ovvero che non bisogna mai vergognarsi del lavoro che si fa, anche se non è quello a cui si aspira, l’importante è alzarsi la mattina per tornare la sera con la coscienza pulita di aver portato un pezzo di pagnotta a casa. Mio fratello Sergio, appena diplomato non riuscendo a trovare lavoro per qualche tempo è andato a distribuire i volantini nelle buche delle lettere (cosa che oggi fanno gli extracomunitari) e per qualche tempo ha anche lavorato in una impresa di pulizie, il lavoro non è mai vergogna.

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