Fonte : repubblica.it
“La lunghezza della vita di un uomo è inversamente proporzionale a quella della sua cintura”. Walter Ricciardi, commissario dell’Istituto superiore di Sanità, non ha dubbi su questo punto. Sono del resto i dati a confermare che le persone obese vivono in media tra i 5 e i 10 anni in meno di chi mantiene un peso forma. E i chili di troppo non si limitano a nuocere a chi li ha. Danneggiano tutta la società. L’obesità costa agli italiani 9 miliardi l’anno. Tra spese a carico del Servizio sanitario nazionale e perdita di produttività o assenteismo, questa malattia pesa come un macigno sui nostri conti pubblici.
Ad accendere i fari sul problema è stata l’ottava edizione dell’Italian Barometer Diabetes Forum, organizzato dall’Università di Roma Tor Vergata e da Italian Barometer Diabetes Observatory (Ibdo) Foundation. In questa occasione è stato presentato un rapporto sull’obesità nel nostro Paese, e la Milan Declaration, un documento promosso dalla Società Italiana dell’Obesità e dall’European Association for the Study of Obesity (Easo). Secondo gli esperti, solo in Europa, diminuire l’obesità di un punto percentuale potrebbe evitare da 1 a 3 milioni di casi di tumore, malattie cardiovascolari, diabete e ipertensione. E potrebbe portare a un grande risparmio.
“Nel nostro paese ad esempio il 10% della popolazione ha questa disfunzione e il 40% è in sovrappeso, – spiega Paolo Sbraccia, presidente della Società italiana dell’obesità (Sio) – Ma le proiezioni dell’Organizzazione mondiale della sanità dicono che entro 15 anni la situazione peggiorerà e saranno in sovrappeso il 70% degli uomini italiani e il 50% delle donne, mentre l’obesità colpirà il 15% delle femmine e il 20% dei maschi”. Un dato che deve preoccupare il governo. “Un obeso costa 450-550 euro in più all’anno rispetto a una persona in linea e la spesa che incide di più è quella per i ricoveri in ospedale”, dice Antonio Nicolucci, coordinatore del Data Analysis Board di Ibdo Foundation.
Un costo importante lo hanno anche le persone in sovrappeso. Ognuna incide sul sistema sanitario per 37,4 euro in più all’anno rispetto a un altro cittadino. Ma tutte insieme, sono ben 21 milioni, costano 780 milioni di euro annui in più di chi si mantiene magro. Sovrappeso e obesità sono infatti causa di tante malattie e rappresentano il quinto più importante fattore di rischio per mortalità globale. “Già oggi si stima che circa il 58% del diabete mellito, il 21% della malattie coronariche e quote comprese tra l’8 ed il 42% di alcune tipologie di cancro siano attribuibili alla sola obesità”, afferma il direttore generale prevenzione del Ministero della salute, Ranieri Guerra. I decessi attribuibili all’obesità sono almeno 2,8 milioni l’anno nel mondo.
Secondo gli scienziati la colpa non è delle persone obese, ma dell’intera società che trascura il problema. Succede in Italia, ma anche in altri paesi. Negli Stati Uniti già oggi il 35% della popolazione adulta è obesa. Circa 100 milioni di persone. “Per questo l’Easo – afferma Gema Frühbeck docente dell’Università di Navarra – è determinata a fornire guida e supporto ai governi allo scopo di promuovere e sostenere azioni che riducano l’impatto del sovrappeso patologico attraverso la prevenzione e la gestione. Occorre però uno sforzo più intenso ed efficace”. In Italia, secondo Michele Carruba, ex presidente Sio, la sensibilizzazione potrebbe generare enormi risparmi in termini di sostenibilità del sistema sanitario: “Questa operazione comporterà di certo una spesa iniziale – sottolinea lo specialista – ma i risparmi previsti superano di tre volte l’investimento”.
Servono dunque strategie precise per combattere i chili in eccesso: a partire da una maggiore educazione scientifica di studenti e professionisti. Sono poi necessarie campagne di informazione pubblica. “L’obesità è un problema multidisciplinare in una società in rapida evoluzione. – concludono gli esperti di Easo – Chi si ammala è vulnerabile ai cambiamenti che avvengono nella produzione alimentare, nella preparazione dei cibi, nel marketing e negli stili di vita. Ci si deve chiedere se l’obesità in quanto tale sia una malattia o non piuttosto il sintomo di una società malata”.